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Giovedì, 09 Giugno 2005 02:00

Bilancio di Previsione 2005

Il  Consiglio Comunale di  Gavorrano approva il Bilancio di Previsione 2005
Il Consiglio Comunale di Gavorrano, nella seduta del 28 maggio, ha approvato con i voti favorevoli della  maggioranza - il gruppo consiliare d’opposizione ha votato contro -  il Bilancio di previsione dell’esercizio finanziario 2005  ed il Piano Triennale delle Opere Pubbliche, in cui sono contenute le scelte dell’Amministrazione Comunale riguardanti il programma amministrativo per l’anno in corso .
 
Il Sindaco Alessandro Fabbrizzi ha illustrato i punti fondamentali del Bilancio 2005 .
Di seguito il testo dell’intervento del Sindaco in sede di Consiglio.
<<Il Bilancio per il 2005, il primo di questa legislatura, si costruisce in uno scenario di riferimento nazionale pesantemente segnato da segni recessivi e in assenza di una politica governativa che, con determinazione ed autorevolezza, sappia puntare sullo sviluppo e l’innovazione rafforzando la coesione sociale .
Ancora una volta a fronte di un’economia che non si riprende, a differenza di quanto si registra in paesi europei a noi simili, la manovra finanziaria governativa opera tagli nelle politiche del welfare, riduce i finanziamenti agli Enti Locali e comprime significativamente i loro margini di autonomia.
Può sembrare una stanca ripetizione, ma non lo è affatto! Ogni giorno che passa si misura una più alta distanza tra le necessità di governo di una società complessa e le azioni che vengono messe in campo.
Ma vediamo di quale Italia stiamo parlando.
Nel 2001 l’abilità di Berlusconi fu quella di riuscire a far credere agli italiani che, con lui a Palazzo Chigi, l’Italia avrebbe conosciuto una tale crescita da rendere possibile una riduzione generalizzata delle tasse, un piano di grande ammodernamento infrastrutturale del paese e un netto incremento delle prestazioni sociali.
Le cose sono andate in modo assai diverso . Dopo tre anni di crescita zero, adesso siamo in piena recessione. Il taglio delle tasse si è rilevato una chimera, le grandi opere segnano il passo, mentre le prestazioni sociali si sono ridotte, in particolare con i drastici tagli alla finanza locale.
Nessuno ormai crede più alla favola che l’Italia va male perché c’è la recessione mondiale .
E’ vero esattamente l’opposto : l’arretramento sostanziale e prolungato dell’economia italiana si è verificato in un contesto nel quale l’economia internazionale, trainata dai nuovi colossi emergenti (la Cina, l’India ), cresce a ritmi che non hanno precedenti negli ultimi 27 anni. E non è vero neppure che l’Italia va male perché va male l’Europa. Per quattro anni consecutivi l’Italia ha avuto il più basso tasso di crescita del PIL . La relazione presentata da Siniscalco alle commissioni parlamentari indica, pur nella reticenza dei toni, la profondità della crisi italiana : il deficit pubblico viaggia ormai sul 4 % ed oltre ; la dinamica del PIL ha addirittura segno negativo, mentre Germania è + 1%, Stati Uniti + 0,8, Gran Bretagna + 0,6%; le previsioni di entrate risultano così del tutto aleatorie, aggravando ulteriormente il deficit e debito pubblico, si riducono ulteriormente la spesa per investimenti; scuola, università, ricerca vedono tagliate le loro disponibilità finanziarie, né ci sono le risorse per onorare contratti e assicurare essenziali servizi sociali.
E’ la conferma di quanto andiamo dicendo da tempo : l’occupazione creata in questi anni è di bassa qualità, spesso più precaria che flessibile. Il disagio sociale, soprattutto giovanile e femminile, non è che l’altra faccia di una fragilità economica.
Il paese avverte questa pericolosa deriva,come dimostra la preoccupante caduta dei consumi: le vendite al dettaglio hanno registrato una crescita negativa in valore nei primi due mesi di quest’anno , rispetto ai primi mesi dell’anno scorso. E ciò in barba al famoso taglio delle tasse che avrebbe dovuto rilanciare i consumi.
Un taglio che in realtà non c’è stato perché la pressione fiscale complessiva è anzi aumentata. Ma che comunque ben poco avrebbe potuto risolvere. Senza un recupero di produttività del sistema delle imprese, un semplice stimolo dei consumi non potrebbe che tradursi addirittura in un danno per la nostra economia.
Se a questi dati sull’economia reale, aggiungiamo il quadro allarmante della finanza pubblica, non possiamo non concludere che siamo i presenza del clamoroso fallimento della politica economica e sociale del governo. Una politica sbagliata,non solo perché iniqua sul piano sociale, ma ancor prima perché ottusa dinanzi ai veri problemi del paese.
Insomma un disastro. Non siamo noi a dirlo : è il paese che lo dice, ritirando il consenso e la fiducia che aveva espresso a Berlusconi nel 2001.
Ma lo dicono anche importanti organizzazioni economiche europee ed italiane .
L’escalation dei dati che negli ultimi dieci giorni si sono susseguiti, fanno sudare freddo (Eurostat,. OCSE, ISTAT, Confindustria ) .
Il Paese è in recessione,  ed io vedo troppi politici avvezzi a scaricare sull’Europa responsabilità nazionali ; in Europa cresce di più chi ha la finanza pubblica in ordine .  La Commissione Europea ( Almunia) ha preannunciato nei prossimi giorni un richiamo ufficiale all’Italia.
Questi dati confermano la situazione drammatica in cui versa il paese, la gravità e la profondità della crisi economica, lo spaventoso dissesto dei conti pubblici..
Di fronte a questo non si trova di meglio che dire che il PIL è calato a Marzo perché c’erano le festività pasquali o ancora peggio, che “l’Italia ha benessere e gioia di vivere “ , “ è fra le regioni più ricche d’ Europa “ lo dimostra ”la percentuale altissima di case telefonini ed auto “.
L’Italia è così ricca che ha fatto Presidente del Consiglio il più ricco di tutti  ! (Bersani).
Non c`è più il senso della realtà. C`è un pericoloso distacco fra problemi della gente e questo governo. In questo quadro la finanziaria 2005 per gli enti locali non solo è dannosa ma diabolica.
La finanziaria 2005, oltre a non prospettare nessuna riforma e a tagliare su servizi essenziali, conferma i seri vincoli all`Autonomia Locale, già posti nelle due annualità precedenti, rendendoli ancora forti.
In sintesi le novità introdotte dalla Legge Finanziaria :
  • il Patto di Stabilità dal 2005 viene applicato alla sola spesa sebbene depurata del costo del personale;
  • nel patto viene inclusa seccamente la spesa di investimento;
  • il vincolo di spesa è pari alla media realizzata nei tre anni 2001/ 2003 incrementata del 10% , mentre dal 2006 sarà del +2% sull`anno precedente;
  • vengono posti limiti alle entrate:

              trasferimenti ridotti e non viene applicato nessun incremento inflativo;

             solo il 75% delle concessioni edilizie può andare a spesa corrente e dall`anno   prossimo il 50%;

  • dimezzato il tetto massimo per l`indebitamento (gli interessi debitori massimi ammissibili passano dal 25% al 12% delle entrate correnti );
  • vincoli sul personale per gli enti virtuosi che nei fatti si traduce in un blocco delle assunzioni a tempo indeterminato;
  • vincoli più stringenti per chi non rispetta il patto;
 
Il Patto di Stabilità modificato affianca ad una " logica punitiva " una visione centralistica dello Stato che toglie all`Ente Locale ogni autonomia se non quella del taglio delle poste di spesa. Infatti il controllo e ora solo sulla spesa. Pare paradossale ma gli enti sono vincolati indipendentemente dalle capacità che hanno di reperire risorse peraltro in assenza di altri meccanismi di programmazione concertata tra i diversi livelli dello Stato il tetto di contenimento della spesa sposta unicamente su gli Enti Locali il compito/ peso di soddisfare il Patto di Stabilità cui tutto lo Stato italiano è tenuto.
 
Tutto questo ha come conseguenza non solo difficoltà nella gestione delle spese correnti e quindi nel mantenimento di quantità e qualità dei servizi erogati ai cittadini , ma un contraccolpo fortissimo per quel che riguarda la parte del programma investimenti ed opere pubbliche. La finanziaria 2005 ci induce a rivedere la nostra pianificazione della legislatura ed il paradosso è che comportamenti virtuosi dell`ente ( esempio acquisizione finanziamenti) saranno del tutto ininfluenti in quanto più della formuletta del 2% non potremo spendere(progetti resteranno nei cassetti ) se è vero come è vero che il 50 % delle opere pubbliche che si fanno in Italia vengono realizzate da province e comuni pensiamo cosa significa rallentare bruscamente la realizzazione degli investimenti pubblici. La provincia di Grosseto ad esempio passa da 120 milioni di euro a 90 milioni di euro : sono 30 milioni di euro per fare scuole, strade ecc. delle quali il nostro territorio non beneficerà. Cos’ è questa, una bella boccata d`ossigeno alla nostra economia?
 
Rispetto a questo la nostra proposta di Bilancio 2005 propone, grazie ad un grosso lavoro di progettazione e di acquisizione di risorse esterne, un piano di investimenti di  oltre 7 milioni di euro:
 
  • Riqualificazione urbana delle frazioni                  (388.000 + 200.000 )
  • La rete fognaria e gli acquedotti             (via Verdi, via 25 aprile, Bagno, la Merlina, collettore fognario Ravi )
  • Edilizia scolastica                                            (scuola media Gavorrano)
  • Parcheggi                                                        (via Bologna Caldana -via fratelli cervi Bagno)
  • Parchi pubblici                                                 (Filare/ la Finoria)
  • Parco minerario                                    (lotti 3/ 4 Ravi Marchi- recupero ex Bagnetti )
  • Manutenzione cimiteri                                       (150.000 )
  • Impianti sportivi
  • Casa di riposo Maiani                                       (1.380.000 )
 
Non possiamo certo dire che questo è un Comune immobile o poco dinamico ... Riteniamo, viceversa, di aver dato un contributo allo sviluppo economico del nostro territorio. Insieme a questo avvieremo una serie di iniziative e di animazione economica, di valorizzazione dei prodotti tipici partendo da una strutturazione dell`ufficio Attività Produttive.
L`altro perno sul quale si incardinano le scelte di bilancio è  il welfare locale. Credo che dopo quattro anni di “cura Berlusconi” ora appare più chiaro cosa significhi la distruzione di quello che abbiamo chiamato welfare locale e della sua rete integrata dei servizi alle persone ed alle famiglie. Che si accompagna all`indebolimento ed al rischio di frantumazione del sistema sanitario pubblico per via del mix tra sottofinanziamento e devolution.
Welfare locale e rete integrata dei servizi sono anzitutto opportunità concrete per i nostri cittadini, anziani, handicap, famiglie, casa, immigrati, badanti, scuola, cultura, sport. Sono opportunità che favoriscono la socialità e cercano di attivare in tutte le persone, a partire da quelle più fragili, le troppe capacità consentendo loro di dare un contributo alla vita della comunità. Sono opportunità che promuovono e rendono concreta la cittadinanza. Il welfare locale e la rete integrata dei servizi alle persone alle famiglie si propongono anche obiettivi più ambiziosi del semplice sostegno a chi è in difficoltà. Come indicato nella legge quadro sulle politiche sociali, per creare equità e cittadinanza bisogna puntare alla promozione del benessere. " Stare bene insieme, stare bene tutti " è l`obiettivo cui deve tendere una moderna politica di welfare. Per essere capace di prevenire le sofferenze, i disagi, le povertà. Questo obiettivo si può conseguire con un forte ruolo pubblico, in particolare del Comune supportato però dalla Regione e dal Governo . Ruolo che si sostanzia nello stanziamento adeguato di risorse, ma soprattutto nella capacità di adottare un metodo: quello di avere fiducia in tutte le risorse umane, economiche, sociali e culturali presenti nel territorio e di sollecitarle ad assumersi le loro responsabilità nei confronti della salute del benessere delle persone.
Ed allora si scopre la necessità di progettare e di realizzare la rete di servizi con: gli operatori, la famiglia, il volontariato, associazionismo, il terzo  settore.
Lo abbiamo fatto negli anni scorsi con i " piani di zona " che hanno saputo sprigionare questa creatività sociale. Il Welfare locale e la rete integrata dei servizi hanno, dunque, messo in campo una straordinaria ed inedita forma di partecipazione democratica. Ma lo faremo con più forza con più determinazione con la Società della Salute cioè lavorando a costruire giorno dopo giorno e tutti insieme la completa integrazione tra politiche sociali e sanitarie.
Ed è cruciale che la regia di questo processo sia saldamente in mano al territorio. Perché le politiche sociali sono politiche di sviluppo e gli investimenti finanziari e le risorse stanziate a favore della parte salute, dell`istruzione e del benessere delle persone , della cultura non sono un costo, ma appunto un investimento produttivo che contribuisce a rendere più competitiva la nostra economia perché investe su quella che è la sua risorsa fondamentale: “La persona umana.”
L’esperienza di tante famiglie e di tanti operatori ci dice che solo la rete integrata dei servizi può consentire ciascuna persona di recuperare le sue capacità, di vivere in un contesto di socialità, di dare un suo contributo agli altri; di essere di sollievo alle famiglie. Alla luce di queste considerazioni risulta ancora più assurda e profondamente iniqua la finanziaria 2005: non solo perché premia i più ricchi, ma perché sottrae le risorse per sviluppare quella fondamentale intelaiatura sociale che è appunto costituita dalla rete dei servizi sociali, la quale, non dimentichiamolo, è ogni giorno animata dalle competenze, dalle professionalità, dalla passione, dall`etica del dono di tanti medici, operatori, volontari, famiglie. Un colpo al welfare locale ed al Servizio Sanitario Nazionale, pubblico, universalistico e solidale è un colpo grave al tessuto di cittadinanza e di solidarietà più profondo e solido che esiste nel nostro paese.
Sulle politiche sociali in senso stretto il nostro bilancio fa una scelta netta forte: mantenimento di tutti servizi e nessuna riduzione di risorse economiche. Anzi per quanto riguarda servizi rivolti ai giovani faremo ripartire l`Informa-giovani ed attiveremo il Centro per l`impiego e il Punto di accesso assistito per i collegamenti a Internet.  Siccome non si fanno politiche di solidarietà solo con i buoni propositi, ma investendo risorse, voglio far presente ciò che ha evidenziato nei giorni scorsi la SPI CGIL, analizzando i dati che la regione Toscana ha fornito in merito alla spesa sociale dei comuni della Provincia :
La zona Colline Metallifere con i suoi € 104,39 pro capite si attesta sulla media regionale.
La media provinciale è di € 58,21 pro capite. La zona Costa D`Argento è di € 84,35 pro capite. La zona Amiata è di € 49,89 pro capite. La zona Grossetana è di € 27,14 pro capite. Il Comune di Grosseto € 17 pro capite. Io credo che questi dati significhino qualcosa!
 
Il bilancio non è un freddo elenco di numeri . Forse nel suo aspetto esteriore da un esame superficiale può apparire così. Ma il bilancio è l`atto più importante di un’ amministrazione. Il bilancio dà il senso di dove vuole andare e quali priorità individua un’ amministrazione. Dietro ai numeri c`è sempre un`idea. Il paese ha bisogno di segnali di fiducia, ha bisogno di speranza: anche i nostri cittadini hanno bisogno di questo. Questo bilancio non è disastrato, non ci sono cartolarizzazioni, trucchi, condoni, o furbizie contabili: è reale perché fa i conti con le risorse (insufficienti ) che abbiamo a disposizione e propone le cose possibili. Più semplicemente è una cosa seria, vigorosa e dallo stesso tempo un contributo alla crescita sociale ed economica del territorio. Con l`aria che tira non mi sembra cosa da poco! >>
 
Il Sindaco conclude il suo intervento ringraziando tutti coloro che hanno lavorato al Bilancio (assessore, giunta, ragioneria, capisettore, tutti i dipendenti ) e , ritenendo  che sia stato fatto il miglior lavoro possibile per rispondere ai bisogni dei i cittadini,  chiede che il Bilancio venga approvato dal Consiglio .
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