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Venerdì, 24 Aprile 2020 02:00

NOTA CELEBRATIVA DEL 25 APRILE

LOGO 25 APRILE 2020

Alla cittadinanza tutta

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i nostri partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.”
Con queste parole di Pietro Calamandrei, raduno virtualmente la mia comunità davanti al cippo situato nella frazione di Potassa e dedicato al Partigiano Flavio Agresti, partigiano di Scarlino fucilato in questo luogo dopo essere stato catturato l’11 Giugno 1944 ed ucciso solo dopo essere stato torturato per rivelare informazioni sulla banda partigiana di appartenenza, insieme al compagno Moscatelli Primo, di Gavorrano, catturato insieme ad Agresti, che al momento della fucilazione non fu colpito in punti vitali, e fingendosi morto riuscì miracolosamente a salvarsi.

La memoria, ma allo stesso tempo la riflessione di quest’oggi, 25 Aprile 2020, sui valori della Resistenza insiti nella Festa della Liberazione non può prescindere in questo 75° anniversario dalla situazione di emergenza sanitaria che il nostro Paese sta attraversando e sulle conseguenze economiche e sociali per la nostra comunità, rappresentando tale momento storico anch’esso una prova di resistenza e di sprono all’attivismo a favore della ricostruzione, per guidare la ripartenza sulla strada della giustizia sociale.

“La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno, c’è il silenzio e deserto” sosteneva Pier Paolo Pasolini commentando la Festa della Liberazione per esaltarne la capacità di levare la coscienza collettiva verso l’attivismo a favore della costruzione della Democrazia, andando però allo stesso tempo a sferrare una dura critica al Popolo Italiano, incapace di mostrare la capacità di costruire il proprio futuro incidendo dal basso attraverso partecipazione, discussione, critica, protesta, elaborazione.
Certamente i nostri nonni e padri partigiani, come le nostre nonne e le nostre mamme partigiane, impegnati nella lotta di Liberazione, furono spinti dalla ferma volontà di combattere per la conquista della propria libertà, pronti a perdere la propria vita per la dignità della propria comunità, per un futuro diverso e migliore per i propri nuclei familiari. Sono speranzoso che la nostra comunità nazionale sia in grado di mostrarsi anche oggi pronta a combattere senza fucili per una ripartenza del nostro amato Paese a favore dei valori costituzionali figli della Resistenza al nazifascismo.
La speranza non può e non deve infrangersi nella generazione dell’ovvio, del chiedo senza ascoltare, dello spiegare senza aver compreso, del protestare per avere, senza porsi la domanda su quanto si deve dare. L’Italia, il nostro Paese mai come questo momento nella sua storia dal dopoguerra ad oggi ha bisogno di rivivere oltre i valori della Resistenza, le sue energie, la determinazione e la volontà di ristrutturare la nostra casa comune. Spesso uno stato sordo e muto nei confronti dei propri cittadini, lo san bene chi svolge un ruolo amministrativo nelle periferie delle province italiane, alimenta la forte disaffezione del proprio popolo, ma rimane l’unica alternativa alla barbaria, al soccombere del più debole sul più forte. La Resistenza, la liberazione del nazifascismo, ci ha lasciato uno stato democratico in cui godiamo del diritto di espressione, del diritto di professare il proprio culto religioso o politico, il diritto di scegliere i nostri rappresentanti, il diritto allo stato sociale, il diritto alla salute. Questi diritti vanno si difesi, ma il nostro Paese, mai come in questa fase, ha necessità di costruirsi sui doveri dei propri cittadini come recitato dall’Articolo 4 della nostra Costituzione: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
La crisi internazionale che il coronavirus ha prodotto ha mostrato molte contraddizioni del nostro tessuto economico e sociale, come l’importanza fondamentale di un sistema sanitario nazionale pubblico, standardizzato nelle sue prestazioni, la necessaria difesa del nostro tessuto economico primario (agricoltura) e secondario (industria) che non può essere smantellato a favore del settore terziario, sacrificati sull’altare delle delocalizzazioni delle produzioni, la necessità di gestione etica delle risorse pubbliche a partire dalla serrata lotta all’evasione fiscale come atto criminoso contro il bene comune, il necessario rafforzamento dell’impianto dei diritti individuali rispetto alle forme diverse di lavoro autonomo e dipendente e la lotta al lavoro nero e precario senza garanzie in situazioni di difficoltà generale.
Rubo le parole del Presidente Sandro Pertini a mio avviso attuali nella situazione che il nostro Paese sta vivendo: “Oggi la nuova Resistenza in che cosa consiste? Ecco l’appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi, ci vogliono due qualità a mio avviso: onestà e coraggio!”.
Permettetemi una ultima citazione, dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia, che vuol essere un monito al nostro prossimo futuro, quando non pochi saranno gli interessi economici e politici pronti figurativamente a ballare e cantare sulle ceneri del nostro tessuto sociale ferito dalle conseguenze negative della crisi economica generata dall’emergenza sanitaria in corso per approfittarne a proprio vantaggio economico o politico: “Quando tra gli imbecilli e i furbi si stabilisce una alleanza, state bene attenti che il fascismo è alle porte”. Compito di ogni cittadino, di ogni componente della comunità nazionale, vigilare sui valori della ripartenza e riscostruzione.
Mai come oggi gli ideali che hanno reso viva la lotta partigiana: pace, giustizia, fratellanza e solidarietà, vengono riscoperti da un popolo che, oggi come allora, sarà in grado di rialzare la testa ed andare unito e compatto verso il futuro.
Evviva la Festa della Liberazione, evviva l’Italia!

Il Sindaco di Gavorrano
Andrea Biondi


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